Ad oggi le disposizioni normative in tema di contenimento dell’emergenza virus COVID-19, non hanno del tutto chiarito come gestire i Dispositivi di Protezione Individuale (quali mascherine, guanti, tute, teli, occhiali, maschere protettive, ecc.) nel momento della loro “fine vita”, nei luoghi di lavoro diversi dalle strutture sanitarie, ovvero nei luoghi ove tali dispositivi vengono utilizzati in via preventiva.

L’Istituto di Superiore di Sanità con la pubblicazione delle “indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus sars-cov-2” fornisce una serie di prime indicazioni specifiche per la gestione dei rifiuti originati da tali DPI usati, prodotti nelle abitazioni e dalla popolazione in generale. Vengono distinti sostanzialmente due casi:

1. Rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria.

Per tale fattispecie la situazione ideale sarebbe da riferisi alle indicazioni previste dal DPR 254/2003 “Regolamento per la disciplina dei rifiuti sanitari“, e pertanto per tali rifiuti dovrebbero essere utilizzati gli specifici imballaggi a perdere (come da immagine esemplificativa), con fornitura degli stessi da parte della struttura sanitaria, la quale poi si dovrebbe avvalere di azienda abilitatata per la fase di raccolta, trasporto e smaltimento.

Scatola infettivi

Atteso che tale gestione potrebbe essere di difficile attuazione, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda che nelle abitazione in cui sono presenti soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria, sia interrotta la raccolta differenziata e che tutti i rifiuti prodotti dal nucleo domestico siano considerati e gestiti come “rifiuto indifferenziato”. Per la raccolta, debbono essere impiegati almeno n. 2 sacchetti (uno dentro l’altro) di idonea resistenza meccanica, che debbono essere opportunamente chiusi con legacci o nastro adesivo, e conferiti negli appositi contenitori stradali e/o esposti al di fuori dell’abitazione secondo il calendario di raccolta.

2. Rifiuti urbani prodotti dalla popolazione in generale, in abitazioni dove non soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria.

Per i soggetti che non sono positivi al virus e che non sono in quarantena obbligatoria, è raccomandato mantenere le procedure di differenziazione dei rifiuti rispettando le regole di conferimento del proprio Comune, in relazione al calendario di raccolta porta a porta (ove presente) e/o alla gestione con i cassonetti e dispositivi di raccolta stradali.

A titolo precauzionale si raccomanda di conferire nel rifiuto indifferenziato fazzoletti, rotoli di carta usata, mascherine e guanti, anche in difformità delle specifiche regole di differenziazione del proprio Comune, avendo l’accortezza di utilizzare il doppio sacchetto (uno dentro l’altro) in relazione alla resistenza meccanica dei sacchetti, utilizzando guanti monouso per la chiusura dei sacchetti, effettuata mediante legacci o nastro adesivo.

Tali procedure consentirebbero di gestire tutti i rifiuti potenzialmente infetti nella frazione “indifferenziata”, in modo che siano indirizzati verso impianti di termodistruzione ed incenerimento, minimizzando la manipolazione.

E per le aziende?

Al momento l’Istituto Superiore di Sanità ha ritenuto prioritario dare una serie di indirizzi per la gestione dei rifiuti urbani, che rappresentano i rifiuti domestici prodotti nelle abitazioni dei cittadini. I rifiuti prodotti nell’ambito dello svolgimento delle attività aziendali, sono definiti per legge speciali, ma rispetto a quanto definito dall’art. 184 co. 2 del D.Lgs. 152/2006, nel caso in cui siano non pericolosi, possono essere assimilati (ovvero equiparati) ai rifiuti urbani per quantità e qualità, secondo le specifiche norme regolamentari di assimilazione adottate dai singoli Comuni / Autorità d’Ambito Territoriali.

Ad una prima lettura, sembrerebbe che i rifiuti originati da mascherine e guanti usati in ambito domestico in cui non sia effettivamente presente una situazione di positività al virus (o quarantena obbligatoria), siano considerati non pericolosi, in quanto rientranti nella frazione indifferenziata, non pericolosa per definizione. Pertanto laddove i rifiuti speciali (prodotti nell’ambito dell’attività svolta dalle imprese), siano prodotti in termini qualitativi e quantitativi rientranti nei parametri definiti dal Regolamento Comunale di assimilazione, allora risultano assimilati e quindi conferibili all’interno della frazione indifferenziata. Tale prima impostazione sicuramente troverà alcune applicazioni pratiche che i Comuni / Enti Gestori del Pubblico Servizio di Raccolta rifiuti metteranno in campo, e probabilmente saranno fornite ulteriori specifiche per le imprese che nel periodo di emergenza stanno continuando a fornire i loro servizi, ed al contempo hanno la necessità di smaltire i DPI usati.